Ci siamo quasi....
Cos'è la roma ostia
http://www.enervitsport.com/it/storie-di-sport/tutte-le-strade-portano-a-ostia_2950.htm
TUTTE LE STRADE PORTANO A OSTIA
Roma. Domenica 31 marzo 1974. Il meteo promette nuvole e regala pioggia, registra minima di 10°, massima di 16° e umidità media del 78%. Il papa Paolo VI, all’Angelus, chiede preghiere e attenzione per l’Università Cattolica.


Oggi la Roma-Ostia è dichiarata come la più partecipata e vissuta come la più amata fra le mezze. E domenica 13 marzo si corre l’edizione numero 42. Nel corso della corsa, cioè del tempo e dello spazio, quella volta in cui – proprio nel 1974 – Luciano Duchi, l’ideatore, fingeva di essere tranquillo, invece temeva che il suo sogno si sarebbe trasformato in un incubo, e adesso, sorridendo, ricorda che “avevo tutto, mi mancavano solo dei particolari: la data, il percorso, la distanza, le incombenze federali e amministrative…”. E quella volta in cui – sempre nel 1974 – al pronti-via c’era anche Abdon Pamich, che 10 anni prima aveva vinto l’Olimpiade di Tokyo ma nei 50 chilometri della marcia, e che alla fine fu trentasettesimo, ma solo a punta-e-tacco (e Pamich, 40 anni dopo, a 80 anni, avrebbe rifatto la Roma-Ostia sempre a suon di marcia). E quella volta in cui – 1978 – Risi, lanciato verso il bis, fu preceduto da un voluminoso imbroglione che sbucò dalla pineta di Ostia a un paio di chilometri dall’arrivo e mandò in tilt il sistema elettronico che per la prima volta automatizzava e classifiche. E quella volta in cui – 1997 – Stefano Baldini, che avrebbe conquistato l’Olimpiade di Atene nel 2004, battè Giacomo Leone, che aveva vinto la Maratona di New York. E quella volta in cui – 2012 – per la prima volta la Roma-Ostia ha potuto vantare la qualifica di “gold label”, etichetta d’oro, della Federazione internazionale per la qualità della manifestazione. E quella volta in cui – 2011 – l’etiope Beyu Tujuba ha per la prima volta sfondato il muro dell’ora (59’58”). E quella volta in cui – 2013 – il keniano Kiprop Wilson ha stabilito il record con 59’15” (quello femminile risale al 2012, la connazionale Kiplagat Florence Jebet, con 1.06’38”). E tutte quelle volte in cui, a sbuffare, c’erano Giuliano Gemma e Giovanni (di Aldo, Giovanni e Giacomo), calciatori della Roma e della Lazio, e sempre più stranieri, e sempre più donne.
Chiedetelo anche a Confucio, uno dei filosofi della Roma-Ostia, eletto protettore degli “slow runners”, quelli che vanno piano e lontano: “Non importa quanto lentamente si va, finché non ti fermi”.
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