Ormai è assodato anche i VIPS amano la corsa, sono loro che hanno lanciato la moda di correre o si sono fatti prendere da questo sport che ultimamente raccoglie sempre più atleti di varie età e a qualsiasi livello?
La corsa a differenza di qualsiasi altro sport lo si può svolgere in qualsiasi luogo: mare, città, montagna,. In quasi tutte le condizioni climatiche con le dovute accortezze, a parte le scarpe, che devono essere buone, basta un calzoncino, una tshirt e si corre, strada, sterrato o pista. La tecnica serve, ma per i principianti che corrono per stare in forma, l'importante è muoversi.
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Ho letto varie interviste sulla sua "vita da Runner", quella che più mi ha colpito è stata quella di quest'anno quando dopo un concerto a Roma con Claudio Baglioni è partito per la sua Bologna riposando in un camper attrezzato durante il viaggio e la mattina seguente ha corso la maratona di Bologna UN GRANDE.
Il suo curriculum sportivo segna 12 maratone di cui 4 a New York e all'eta di 57 anni con un tempo di 3h e36 ha chiuso la maratona di Cesano Buscone. Inoltre ha partecipato a circa una cinquantina di mezze maratone dove ha registrato un buon tempo di 1h 36 e 30".
“Ho le scarpe sempre in valigia, ovunque vado voglio uscire a correre” ammette subito Gianni Morandi al di là del telefono. E la valigia anche questa volta è già pronta, direzione Gerusalemme Half Marathon in programma dopo domani venerdì 13 Marzo. E da qualche mese le sue calzature non possono che essere Brooks, Glycerin 12 per l’esattezza, come visto nel bagno di folla alla Giulietta&Romeo half Marathon di un mese fa. In partenza e in arrivo esaltò tutti accennando un classico come ‘Uno su mille ce la fa…”.
Gianni, come ha iniziato a correre?
“Giocavo solo a calcio, poi a metà degli anni ’90 con l’amica Laura Fogli ci preparammo e andammo a correre la mia prima maratona di New York nel ’98. Mi appassionai molto, sono come tanti, un dilettante amatore che sogna traguardi”
Cosa le da la corsa?
“Mi da buon umore, salute, mi tiene in forma e in linea. Sento che posso mangiare anche un piatto di pasta in più senza sentirmi in colpa, un bello scarico mentale. Penso di essere in un bel peso forma, essere abbastanza asciutto per l’età che ho. Poi ci sono gli acciacchi da runner, come tutti. Ma si affronta tutto con tanta voglia”.
E’ anche una scusa per viaggiare?
“Una bellissima scusa, per conoscere tante città, per avere un valido motivo per andare dove forse non penseremmo mai di andare. Spesso viene anche mia moglie, corse anche lei una volta a New York. Ora siamo pronti per Gerusalemme, giovedì mattina si parte. Vedo se usare le Glycerin nuove”.
Nel suo lavoro di cantante, serve una buona preparazione atletica?
“Si, perché mi scarica la tensione di un concerto importante nei giorni precedenti, mi tiene in forma per poter cantare quasi tre ore e inoltre fa bene alla voce, nessuna controindicazione”.
Quante maratone ha corso?
“Sono 12 maratone di cui 4 volte a New York, la migliore un 3h36’ fatta a 57 anni nell’ultima maratona organizzata a Cesano Boscone, prima che nascesse quella di Milano. Nel mezzo oltre 50 mezzemaratone, con un primato personale di 1h36’30” fatto in anni più recenti”.
Dove preferisce allenarsi?
“Ovunque io sia. Qui in campagna da me o nei parchi in città a Bologna, sul lungo mare di Palermo, al Sempione di Milano, a Villa Pamphili a Roma. E’ ormai un’abitudine consolidata, seguo le tabelle di Laura Fogli e alla fine esco sempre almeno 4-5 volte la settimana, 40-50-60km settimanali, a seconda di cosa stiamo preparando”.
Perché la mezza proprio a Gerusalemme?
“E’ più di trent’anni che non ci vado, curioso di vedere come è cambiata la città. Vado con il mio fraterno amico e medico siriano, Ismat Mohamud. C’è sempre una bella battaglia tra noi, una sana competizione. L’altro compagno di corse è Stefano Soverini, organizzatore della Run Tune Up di Bologna”.
Ci vuole tanto spirito competitivo per correre?
“A me piace, per me dunque si. Mi piace rivaleggiare con gli amici, mi piace fare le ripetute da 3000 e 5000 metri per capire quanto sono in forma. In gara poi siamo tutti uguali, dal musicista all’operaio, dal muratore al grande dirigente. Nella fatica tutto si azzera”.
Cosa ne pensi del podismo in Italia in questi anni?
“E’ cresciuto molto in questi anni nei numeri, vedo ora c’è una forte crescita, è quasi una moda ormai correre. Non è molto ricco ma c’è da dire che la Fidal investe davvero poco, si vive sulla grande passione degli organizzatori che ammiro per gli sforzi che fanno”.
Come possiamo definire ‘la corsa’?
“Una grande passione che unisce tutti, dai ventenni agli ultra ottantenni, una continua sfida con te stesso, è l’unico sport che permette questo”.
Tra i tanti importanti compiti che svolge, non rinuncia, appena può, a fare un allenamento di corsa, stiamo parlando del nostro premier MATTEO RENZI il quale quest'estate in un suo viaggio a Cuba non ha trascurato un allenamento di mattina presto e l'immagine postata qui sotto ne è la prova, oltre all'articolo preso dal sito adnkronos (http://www.adnkronos.com/fatti/politica/2015/08/18/renzi-tuta-azzurra-jogging-prima-incontro-con-merkel_kK96n876AetEPfdDOxUjdJ.html)
Inoltre vanta una partecipazione ad una maratona di Firenze la sua città con un tempo di 4h 11' 01".
Renzi in tuta azzurra, fa jogging prima di incontro con Merkel
'Chi' pubblica foto del premier runner poche ore prima di volare a Expo Milano per faccia a faccia con Cancelliera

POLITICA

Matteo Renzi in versione runner
Pubblicato il: 18/08/2015 14:31
In tuta bianco e azzurra con il tricolore in evidenza sui pantaloncini mentre fa jogging nelle stradine di campagna intorno a casa sua in Toscana, poche ore prima di volare a Milano per accogliere a Expo 2015 la cancelliera tedesca Angela Merkel. Così il premier Matteo Renzi. Appassionato da sempre di corsa e bicicletta il leader del Pd si tiene in forma iniziando a correre al mattino presto.
Un altro politico amante della corsa è sicuramente ROMANO PRODI tra i suoi record una 42KM in 4h e 21 minutidi seguito qualche immagine trovata navigando su internet del Prodi runner.
Nel mondo dello spettacolo troviamo GIOVANNI STORTI (trio Aldo Giovanni e Giacomo) che vanta un tempo invidiabile di 1h 40'e52". Di seguito un articolo di una sua intervista presa su RUNNER'SWORLD
«Mi è sempre piaciuto correre ma non avrei mai immaginato d’appassionarmi così tanto al trail running. Corricchiavo soprattutto per tenermi in forma e per avere sempre un buono scatto durante le mie partite di calcio e tennis. Poi, grazie a un’amica “fanatica” di questo sport, ci ho preso gusto».
«La corsa è uno splendido mondo che ognuno apre con se stesso. Ogni volta che metto le scarpette entro in un fantastico nuovo viaggio, anche se non posso negare momenti di fatica e stanchezza».
«Cerco di rispettare almeno quattro uscite alla settimana. A volte, però, per via del mio lavoro e di un po’ di pigrizia, non riesco ad essere così regolare. Ho un programma fatto su misura, ma spesso mi piace correre e basta, senza pensare ad allenamenti o tabelle. Io devo divertirmi, mica vincere la maratona di New York!».
«I miei soci (Aldo e Giacomo, ndr) ogni tanto mi prendono in giro dicendomi che per i lunghi spostamenti esiste l’auto...».
«Mi prendo gli spazi per correre. Cerco di mangiare bene. Applico alla vita quello che mi dà il running».
«Molti hanno la presunzione di saper correre solo perché per farlo non c’è bisogno di “prendere lezioni”. Quando ho iniziato credevo fosse uno scherzo, poi i primi acciacchi mi hanno fatto capire che è il caso di avere un po’ di conoscenze. Per esempio sapere come muovere le braccia, come alimentarsi, qual è la scarpa giusta».
«In Puerto Escondido, il film di Gabriele Salvatores, si dice che non sei tu a dover cercare il Peyote, perché è lui a trovarti. Per me è stato lo stesso col trail running: non lo cercavo, è stata una serie di eventi a portarmi a lui. Prima, oltre al calcio e al tennis, ho praticato la ginnastica artistica».
«Non faccio nulla per invogliare gli altri. Spesso, però, il sorriso quando rientro da un allenamento spiega chiaramente ai miei amici quanto sia bello correre».
«In gara (rigorosamente trail) mi sono fatto tanti amici. Altri li ho trovati tra i Road Runners di Milano e gli Orsi di Alessandria».
«Mi mancano vere ambizioni agonistiche. Le lascio agli altri. A me piace correre per il piacere di farlo e basta».
«Cerco di trasformare le mie crisi con l’ironia. È così che talvolta mi vengono idee carine per nuovi personaggi. Altre volte sono i miei compagni di corse a ispirarmi».
«L’asfalto uccide i miei tendini. Cerco di correre sullo sterrato, in campagna, in montagna, ovunque. I miei lunghi sono da 20-25 km».
«La gara del cuore è il Trail della Merla. Il mio primo, di notte, sotto la neve. Affascinante».
Intervista di Katia Figini
Infine c'è lui il papà di radio dj il mitico LINUS che della corsa ne ha fatto uno stile di vita. di seguito un'intervista che racchiude secondo me il personaggio famoso runner (http://www.runlovers.it/2015/e-tutta-colpa-sua/):
Lui non ha bisogno di presentazioni: è il più famoso e bravo dj italiano, è il direttore della più seguita
radio privata italiana ed è un runner. Uno che parla spesso di corsa. Ma non è solo interessante che ne parli: è più interessante “come” ne parla. Linus ha portato a correre migliaia di persone. Nessuna federazione di atletica o programma ministeriale potevano fare altrettanto. Come c’è riuscito? Facendo capire che correre è una continuazione del mestiere di dj: quello di far star bene le persone, di divertirsi. E chi non vuole divertirsi?
Per chi come RunLovers parla di cosa si parla quando si parla di corsa, parlare con Linus era inevitabile. Ed eccoci qui, nel mitico ufficio al quinto piano di via Massena 2, come dei bambini davanti a Willy Wonka, anche se oggi non parliamo di cioccolata. Parliamo di corsa, comunicazione, competizione, di prendere la vita con leggerezza. Di divertimento, insomma.
Non ti sei ancora stufato di parlare di corsa?Non è vero che parlo sempre di corsa. Parlo sempre di corsa ogni volta che qualcuno mi chiede di parlarne. È evidente che se viene qualcuno come voi e mi chiede di parlarne, io sono soltanto felice perché è un argomento che ha sempre una valenza ludica e quindi, per me, questa mezz’oretta che passiamo insieme è ricreazione, non è lavoro.
Poi per me lo sport è la mia vita, più della musica, più di tutto il resto, e forse lo è sempre stato. La corsa è il primo sport che faccio con dedizione e passione.
Correre è giocare, correre è stare con i miei amici. Correre in compagnia è la parte che più mi svaga. Quell’ora di allenamento che faccio con il mio gruppetto di 6-8 amici è il momento in cui io riesco ad azzerare quello che mi è successo dalla mattina. È una passione facile da condividere. È lo spirito della DJ10 poi: una corsa per divertirsi. Alla
DJ10 di Bari il nostro scopo è far in modo che le persone arrivino con il sorriso, corrano con il sorriso e se ne vadano con il sorriso. Una grande festa insomma.

Runlovers nasce (anche e soprattutto per merito tuo) per parlare di corsa in modo semplice, come tra amici al bar, senza fanatismo o troppa ansia per le prestazioni, con leggerezza. Cosa ne pensi?
Sposo la vostra linea, a maggior ragione dopo 15 anni di corse. Il mondo della corsa è popolato da molti accaniti e sembra che debbano per forza vivere ogni corsa come fosse la finale di un campionato del mondo. Quelli che puntualmente si lamentano che il loro GPS dà risultati diversi da quelli ufficiali di gara. Ragazzi, il GPS ha una tolleranza, non è uno strumento preciso, anche perché altrimenti l’ISIS lo userebbe per bombardarci.
Sia chiaro, è un mondo che rispetto ma non mi interessa, non parla la mia lingua.
O forse è solo invidia nei confronti di chi ci riesce. (e ride)
Il segreto per parlare di corsa sta forse nel costruire una certa confidenza con chi ti ascolta?
Il nostro stile è di parlare un linguaggio che sia diretto e informale. Noi che facciamo radio siamo vicini fisicamente alle persone: in macchina con loro, nelle cuffiette. Questa confidenza la devi sottolineare, parlando come se tu fossi davvero lì con loro.
Insomma hai comunicato la corsa come comunichi ogni giorno: informalmente.
Certo, anche se qui in Italia la comunicazione è un po’ bacchettona. Pensate agli Stati Uniti: là lo spettacolo è sacro e tutti sono consapevoli di farne parte.
Una cosa che dico sempre è che gli ospiti migliori sono gli americani. Kobe Bryant è venuto e ha fatto un’ora in diretta che sembrava Jovanotti! Negli Stati Uniti con gli artisti non si parla del disco, del film; si parla del personaggio, lo si avvicina al pubblico. E gli americani lo sanno e lo fanno, perché loro sono “allenati” fin da piccoli alla comunicazione e sanno che le persone vogliono sentire i personaggi vicini, che li emozionino. Là hanno anche altri budget: per fare una puntata zero di un serial che magari non andrà mai in onda spendono 5 milioni di dollari. Qui ci facciamo un film di Virzì con 5 milioni di dollari. D’altra parte loro hanno la fortuna che il loro mercato è “il mondo” e quindi di quelli che spendono gliene tornano 200, 300 indietro.
La confidenza spesso può sconfinare nel prendersi troppe confidenze. Cosa ne pensi?
In quest’epoca di grande interattività è importante mettere dei filtri. Perché c’è questa ridicola ipocrisia, la famosa libertà di espressione. La libertà di espressione te la devi guadagnare e poi cosa vuol dire, che chiunque può fare una battuta su tutto? La libertà finisce dove lede la libertà degli altri. Io sono il primo a fare battute, anche ciniche, ma un conto è se lo fai fuori onda, per ridere tra amici, un conto è se le fai in pubblico.

C’è un po’ troppo fanatismo magari?Sì: come essere liberi di esprimersi non significa che puoi dire in pubblico tutto quello che ti passa per la testa, così non puoi mettere tutta la tua vita nella corsa. Sì, il fanatismo non va bene su nessun argomento, anche quando qualcuno mi dice “sono un tuo grande fan, vivo per te”, ma io non voglio che tu viva per me. Voglio piacerti ma voglio che tu viva la tua vita, non quella di un altro.
Trovo ci sia del fanatismo anche nella deriva ridicola che hanno preso certe gare sempre più impegnative, estenuanti. Forse è per il machismo delle corse difficili. Devi raggiungere un tale stato di sfinimento fisico che poi… che senso ha? Ed è la stessa cosa quando fai una maratona senza allenarti. Alla fine sei distrutto e non te la godi.
C’è il costante inseguimento della prestazione. Per farvi un esempio, all’inizio la DJ10 voleva essere una gara veloce. Purtroppo ci siamo resi conto che quelli che si lamentavano maggiormente erano proprio quelli che cercavano ossessivamente la prestazione. A Firenze, dove siamo partiti da subito con la non competitiva non abbiamo mai avuto una lamentela.
Ok la prestazione ma devi essere consapevole di quello che fai ed è anche quello che cerchiamo di dire nel
Deejay Training Center con Baldini e Cassani. E lo dice uno che ho iniziato a correre avendo avuto infortuni prima: giocavo a calcetto, a tennis, sciavo. Ho sempre fatto molto sport. Il risultato però è che ho una corsa un po’ sbilanciata e purtroppo ne risento.
In onda tu e Nicola siete sempre di buon umore e lo trasmettete pure. È merito della corsa? È che ci sapete fare?
Non è possibile essere sempre di buon umore ovviamente, sono andato in onda in giornate per me molto difficili. Però il fatto di dovermi concentrare su quello che faccio forse riesce ad allontanare i pensieri negativi. Probabilmente quando fai un lavoro “meccanico” è ancora più difficile perché comunque i pensieri ti restano addosso. Invece se sei in diretta e devi pensare a quello che devi dire, al disco e a tutto il resto è molto più facile. Poi il fatto di lavorare in coppia aiuta: se non sono in giornata è difficile che lo sia anche Nicola e allora mi compensa e viceversa.
Io sono anche il direttore della radio ma se tu mi chiedessi cosa mi piace di più, io ti risponderei che preferisco stare dietro al microfono proprio per questo.
Anche nella corsa la serenità è importantissima: le mie prestazioni migliori le ho fatte proprio in un periodo in cui ero particolarmente sereno.
A proposito di serenità, quanto ti è servita la corsa per non dare un pugno a Sting (Sting non si dimostrò molto loquace quando lo intervistò)?Ma no, lì ci abbiamo ricamato tutti un po’ troppo. Io ero e rimango un suo fan. Poi magari a volte ci si diverte a esagerare. Lui era un po’ rigido, succede. Poi magari ci sono dei personaggi che immagini siano stronzi e invece sono molto disponibili.
Hai fatto correre moltissime persone. Con chi non ci sei riuscito?Forse l’unico – ma forse corre anche lui in maniera clandestina – è mio fratello. Ma, nel rapporto tra fratelli, ci sta.
Tu sei uno precisissimo, quindi supponiamo che le tabelle te le mangi a colazione.
A me le tabelle piacciono. Della maratona quasi mi piace più il percorso di avvicinamento che la maratona stessa. Perché mi piace costruire giorno per giorno, mattone dopo mattone la preparazione. Poi mi piace confrontare le mie prestazioni oggi con quelle di un anno fa. Ho il mio archivio, sì, mi piacciono molto queste cose.
Non è un mistero che io sia molto determinato e preciso: se dovessero fare il campionato mondiale di disciplina, io probabilmente arriverei sul podio. Anche nella corsa sono così disciplinato che se guardi i parziali dei chilometri della mia maratona di Firenze (dove ha fatto il PB) ci trovi 4’54”, 4’54”, 4’54″… Tanto che i miei amici – quelli che vanno piano – mi usano come pacer.
Come va con la bicicletta?
Mi piace molto e non voglio fare l’errore di buttarmici in maniera compulsiva. Mi piace che puoi starci per 4 o 5 ore e vedere molti cose, ti diverti. Ti fermi alla fontanella, c’è la discesa, la salita, i panorami. Non sei sempre chiuso nella tua “Grotta Mentale”, come dice Aldo Rock.
Qual è la corsa che più ti piacerebbe fare e che non farai mai?
Ce ne sono alcune che vorrei rifare. Vorrei rifare Londra perché pioveva e non me la sono goduta e Berlino per il motivo contrario. Avevano anticipato la maratona di una settimana e faceva molto caldo.
Se fossi un po’ più giovane, probabilmente vorrei fare anche un Ironman.
Sai che è colpa tua se corriamo vero?
Lo so, e non siete i primi a dirmelo.